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L'Eremo di Santa Caterina del Sasso

La torre

La costruzione della torre campanaria risale al secolo XIV, è alta 15 metri, comprese la cuspide e la croce, ed è a base rettangolare.

In origine la torre era stata costruita come campanile della chiesa di S. Nicolao che aveva una sua entrata oggi murata. Nel XVI secolo quando le chiese sono state conglobate nell’attuale edificio sacro, è stata aperta la porta d’ingresso che oggi permette l’accesso alla chiesa dal portico.

Il materiale edilizio con cui è stata costruita la torre è di varia natura e vari colori, negli spigoli le pietre sono più lavorate e squadrate.

La cella campanaria ha un’apertura su ciascun lato: si tratta di 4 feritoie sormontate da un architrave di cui una (quella a nord) è stata murata e le due visibili sono dotate di una colonnina che dà loro l’aspetto di bifore.

La cuspide che sormonta la torre ha forma conica ed è stata realizzata in lastre di pietra sovrapposte, non è visibile perché è stata rivestita da una lastra di rame per evitare lavori di risanamento più impegnativi.

Le cappelle

Cappella di S. Nicolao: è il grande spazio rettangolare che si trova a sinistra dell’altare maggiore. Insieme alla copertura a volta a costoloni in pietra di Angera è quanto rimane dell’antica chiesa dedicata a S. Nicolao edificata all’inizio del XIV secolo.

Questa chiesa si estendeva oltre l’attuale altare maggiore e aveva due entrate laterali ancora visibili nella parete esterna sotto il portico; sulla parete verso il lago nel 1991 è stata riportata alla luce una grande crocifissione risalente agli anni 1300 – 1320; nella vela centrale della volta è conservato un affresco raffigurante Cristo benedicente in mandorla affiancato dai quattro simboli degli Evangelisti, nelle due vele laterali sono invece raffigurati i Padri della chiesa latina in trono.

La datazione di questi affreschi risale verso il terzo decennio del XIV secolo.

Nella cappella oggi è stato posto anche l’organo di scuola partenopea, 45° opera realizzata dall’organaro Domenico Antonio Rossi nel 1783.

Cappella di S. Caterina: si trova affianco alla Cappella di S. Nicolao con una volta unghiata e ornata da cornici in stucco. Il grande altare barocco settecentesco realizzato con marmi policromi e con ancona in stucco, che s trova all’interno della cappella nasconde ogni traccia dell’antica chiesa dedicata a S. Caterina edificata verso la fine del XII secolo e l’inizio del XIII; sull’altare è collocata una statua di S. Caterina, risalente al XVII secolo, in legno dipinta, di grandezza naturale e dai lineamenti spiccatamente popolari. La volta della navata centrale di fronte alla cappella è affrescata, si riconoscono le virtù cardinali con i cherubini, nella parete verso il lago il peccato originale e verso il monte le tre virtù teologali.

Cappella di S. Maria Nova: dopo la Cappella di S. Caterina si trova quella di S. Maria Nova.

Anche dell’antica chiesa dedicata a S. Maria Nova, edificata verso la fine del XIII secolo (si ipotizza nel 1240), oggi non rimangono tracce nella complessa struttura architettonica attuale.

Sull’altare in una nicchia si trova una statua lignea della Madonna con Bambino, molto rovinata e ormai priva dell’originario colore, è questa una bella scultura milanese del XVII secolo.

La volta di fronte alla cappella è affrescata. Nei semitondi sono ritratti 11 apostoli, nella parete di fronte la consegna delle chiavi a Pietro e verso il sacello la pesca miracolosa.

Cappella del Beato Alberto o "dei sassi": si trova nello spazio molto stretto situato fra il sacello e la parete, dove fu collocato il corpo del beato Alberto nel 1205 anno della sua morte.

La parete è affrescata con un trittico in cui si trova un Padre Eterno nel timpano e sotto al centro una Pietà e a destra e a sinistra S. Caterina e il Beato Alberto, nella parte di sinistra è affrescato un S. Giovanni Battista, questi affreschi sono databili verso l’inizio del XVI secolo e sono opera di Giovanni Pietro Crespi di Busto.

Questa cappella è anche detta "dei Sassi" poiché all’inizio del XVII secolo cinque massi del peso di due tonnellate si staccarono dalla parete rocciosa sovrastante e cadendo sfondarono la volta della cappella e rimasero per ben due secoli incastrati fra le strutture della volta crollata fino a quando nel 1910 caddero a terra senza provocare danni; lì rimasero fino al 1983 quando per la realizzazione dei restauri furono rimossi.

Il sacello

È il cuore e il primo nucleo del Santuario e la sua prima edificazione risale al 1195.

Fu costruito su un livello decisamente più basso rispetto alle altre parti della chiesa, con le stesse dimensioni del sepolcro di S. Caterina sul monte Sinai.

Sulla parete esterna sopra la finestra è affrescato il trasporto del corpo di S. Caterina sul Sinai da parte degli angeli, sulla facciata invece sono affrescate le nozze della santa fra S. Ambrogio, S. Gregorio Magno e S. Agostino.

Questi affreschi, non molto ben conservati, risalgono al XVI secolo e mostrano uno stile popolare.

All’interno del sacello si conservano dal 1535 le reliquie del Beato Alberto e sulla volta sono affrescati la raggiera con lo Spirito Santo sotto forma di colomba e circondato da angeli.

Il sacello è inserito in una specie di tempietto sostenuto a sud da due colonne con basi e capitelli ionici e a nord da un pilastro quadrato e dalla roccia.

Nel sottarco a nord un affresco del 1892 – 1893 raffigura il Beato Alberto in preghiera in una grotta dalla quale si vedeva il lago.

Il convento

Accedendo al convento dall’antico Orto dei Carmelitani si incontra dapprima l’ingresso dove nei primi anni del XVI secolo sono stati costruiti alcuni locali terreni e forse alcune camere al piano superiore per il pernottamento dei pellegrini; si entra poi in un loggiato di sei colonne di granito che sorreggono 7 arcate a sesto ribassato e si arriva quindi a un atrio coperto da una volta a botte unghiata.

Tutto il convento meridionale si è probabilmente sviluppato attorno ad un nucleo più antico costituito dalla sala capitolare: una sala gotica dell’inizio del secolo XIV che all’origine era coperta da una volta a crociera costolata.

Sulle pareti interne della sala sono conservati alcuni affreschi: frammenti di una crocifissione trecentesca di cui sono riconoscibili i tratti tradizionali della pittura romanico - gotica del Nord Italia; una crocifissione seicentesca con S. Ambrogio e S. Caterina e un affresco del 1439 e commissionato dal priore fra Albertolo da Solario, raffigurante S. Eligio Il conventovescovo che guarisce il ginocchio spezzato di un cavallo alla presenza di S. Antonio Abate benedicente.

Fa parte del Convento meridionale anche il refettorio monastico che conserva al suo interno un affresco raffigurante la cena di Giovan Battista De Advocatis.

Nel primi anni del XVI secolo fu demolita la volta gotica ed edificata la sala superiore.

Il torchio

Lasciato il convento meridionale prima di raggiungere il conventino si attraversa un cortile che prende il nome dal torchio in legno del 1759 usato nell’Eremo per la spremitura di uva e olive.

Il conventino

Questa parte del complesso edificata tra il secolo XIII e il XV anticamente ospitava al Il conventinopiano terra la cucina con il grande camino e il forno per il pane.

Al pian terreno un portico con quattro archi a sesto acuto sostenuti da robusti pilastri in pietra permettono il passaggio dal convento alla chiesa.

Sulle pareti interne del portico è stata ricollocata la sequenza di affreschi raffiguranti la danza della morte che era stata strappata nel 1971.

Al piano superiore sopra il portico un corridoio risalente ai secoli XIV – XV con 8 finestre che si affacciano sul lago permette l’accesso alle celle che costituivano l’antico dormitorio.

Il portico

Fra il conventino e la chiesa si trova il cortile su cui si affaccia il rinascimentale portico cinquecentesco che anima la facciata della chiesa.

Il portico è sostenuto da tre colonne di pietra di Angera con capitelli a foglie lisce e basi che sostengono archi a tutto sesto; al di sopra del portico la facciata presenta quattro luci ad arco e lesene che percorrono tutta la larghezza della facciata e tondi che occupano lo spazio fra un’arcata e l’altra.

Nella parte alta della facciata fra le aperture sono andati perduti gli affreschi cinquecenteschi che rappresentavano scene della vita e del martirio di S. Caterina.

Sotto il portico, fra le due porte è conservato un affresco della seconda metà del XVI secolo attribuito ad Aurelio Luini, figlio di Bernardino Luini.

Al piano superiore si trova una serie di celle per i monaci e il coro invernale.

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Per ulteriori informazioni: www.provincia.va.it